Sergio Deleo - Il Blog

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mercoledì 27 agosto 2014

Cerro Grande tentativo cresta est - gennaio 2014



 

I forti venti dell’ultimo fine settimana uniti alla spiccata variabilità che sta caratterizzando i mesi estivi ,altresì definibile come tempo di mer…, mi ricorda l’inizio anno in compagnia di Marco in Patagonia. Avevamo già due settimane di permanenza a El Chalten e fortunatamente, una bella salita alla Guilleoumet. Negli ultimi dieci giorni il tempo era stato particolarmente patagonico con brutte giornate caratterizzate da piogge abbondanti e vento forte alternate ad altre con invece forte vento e  abbondanti piogge ! Potevamo così  decidere di ripararci dagli elementi , stando nel nostro alloggio a leggere , oppure  visitare i bar del paese per affinare le nostre conoscenze culinarie. Il primo di gennaio finalmente il tempo volge al variabile ! Di primo mattino attraversiamo  cosi il paese,  ancora animato dalla fine dei festeggiamenti nei locali, con gli ultimi brani di  musica che aleggiano nell’aria e  i ragazzi che si salutano prima di rientrare a casa e ficcarsi a letto. Siamo  diretti alla valle del Rio Fitz_Roy  e della laguna Torre;  oltre a noi due sono con noi  i nostri due inseparabili e pesanti zaini  che oltre a seguirci sempre ci stanno bellamente sulle spalle. In otto ore di  “piacevole trekking “ attraversiamo  boschi  maltrattati dal vento e verdissime zone acquitrinose per poi costeggiare la laguna Torre  e risalire le morene accanto al ghiacciaio Adela . Nell’ultima parte di avvicinamento ,non  riuscendo ad interpretare al meglio le indicazione avute dagli amici di Chalten, finiamo coll’inventarci un itinerario diretto tra boschine impenetrabili e ripide praterie erbose. Alle tre del pomeriggio ,spianato un ripiano  tra le rocce montonate, montiamo la tenda lontano da tutti e da tutto, anche dalla nostra meta purtroppo. In effetti l’affilata linea formata della cresta est del Cerro Grande dista da noi almeno quattro ore di cammino. Il vento forte addensa le nuvole sulle catena del Torre e del Fitz roy . Dopo cena ci infiliamo nei sacco a pelo speranzosi nell’annunciato miglioramento del tempo per la mattinata del giorno successivo. Alle una della notte, sferzati dal vento,  effettuiamo un lungo traverso ascendente prima sulle morene e poi sul ghiacciaio.


 Con le prime Luci risaliamo un ripido pendio spazzolato dagli spidrift  che ci porta sulla parte alta del ghiacciaio. La nostra meta e immersa nelle nuvole di tormenta e noi con lei ! Ci fermiamo scavandoci un muro di protezione ma dopo aver atteso una mezzoretta ,vista la difficoltà di mantenere l’equilibrio durante le raffiche , abbandoniamo il nostro improvvisato frigorifero e la nostra sospirata ascensione. Ridiscendiamo quindi tra gli ululati e le spintonate del vento accovacciandoci e aiutandoci con piccozza e ramponi per resistere alle folate e non scivolare troppo rapidamente verso la laguna Torre. Alle dieci del mattino , dopo un paio d’ore immersi nei piumini per riprenderci dagli strapazzi della notte, usciamo dalla tenda a guardare la nostra meta. Eolo è sempre molto attivo ma le nuvole hanno lasciato spazio al celo azzurro ed a un panorama mozzafiato. Dopo alcuni autunni trascorsi in questi luoghi fantastici non mi stupisco nemmeno più di questi repentini cambiamenti meteo. La sospirata finestra di  tempo discreto con vento moderato non c’è stata e nel  pomeriggio dovrebbe nuovamente peggiorare. Non a torto Gino Buscaini definiva la Patagonia come “ la terra dai sogni infranti” . A noi per il momento non resta che prepararci per un lungo rientro in attesa di avere una nuova chance.










mercoledì 20 agosto 2014

Punta Allievi via Erba-Fumagalli



Punta Allievi in val di Zocca

Fine settimana in Valtellina alla ricerca di quote più basse e relative temperature più alte. Con Omar sabato siamo saliti al rifugio Allievi in Valmasino nell'alta valle di Zocca. Domenica , senza fretta e in attesa che il sole scaldasse la parete, abbiamo effettuato l’avvicinamento alla base della parete est della punta Allievi dove abbiamo ripetuto la  via Erba-Fumagalli . Granito bellissimo e fessurato per una delle vie,  non ha torto,  più rinomate della Valmasino.
 
le impressionanti placconate della punta Allievi
 
prima lunghezza






















 Alle nove il sole arriva ad illuminare la cengia d’attacco dove si trova un ometto e un chiodo a segnalare la partenza del primo tiro. I nevai alla base della parete si risalgono comodamente senza ramponi .Noi abbiamo usato un picozzino per fare due gradini sul piccolo pendio che porta alla cengia,ora sgombra di neve.
seconda lunghezza
 La via presenta difficoltà nell’ordine del quinto e sesto grado e si protegge bene a friends ( fino al 3 BD, io ho usato anche il quattro ma certamente no è indispensabile). Le soste sono buone, su chiodi a volte da collegare,  quelli in via sono invece pochi. Sul quarto tiro , quello più impegnativo e più chiodato un martello sarebbe utile perché molti di questi sono certamente inaffidabili e non si integra più di tanto. Non abbiamo trovato particolarmente difficile la prima parte dell’ultimo tiro, quella nel caminone , la lunghezza rimane però  abbastanza impegnativa fino in vetta. 
 
quarta lunghezza
tiro chiave
tiro chiave
tiro chiave



il bel profilo dello vicino spigolo Parravicini
caminone finale

Si scende bene a piedi seguendo la cresta verso l’uscita della Gervasutti e poi per pietraie prima in direzione ovest e infine sud (ometti). Lunedì la copertura nuvolosa, anche se alternata a qualche schiarita, non  ha permesso al sole l’auspicato aumento delle temperature. Abbiamo quindi deciso per delle vie di pochi tiri  sulle belle placche lavorate vicino al rifugio, nell’ottica di trovare lungo sul 5+ e 6a dove la fiducia nei piedi risulta essenziale. Ancora delle piacevoli giornate in compagnia di Omar nel regno del granito.

giovedì 14 agosto 2014

Pilastro Rosso del Brouillard via Les Anneaux Magiques - agosto 2010



Questa estate non sembra la più adatta ad arrampicare in quota, in zone come i pilastri del Brouillard o i Piloni del Freney. Nell’Agosto del 2010 eravamo stati piu fortunati ( rispetto a quest’anno ci vuole poco! ) e con Marcello, Simona e Michel avevamo avuto la fortuna di ripetere la via Les Anneaux Magiques al Pilastro Rosso. Si tratta di una  spettacolare linea di fessure,  aperta da  Piola e Anker nel 89,  che supera il pilastro nel centro con difficoltà obbligatoria intorno al 6b (Frieds fino al 3BD). Il tiro più duro in realtà è di placca e supera un bel muro di granito lavorato. Si arrampica nel cuore del Bianco sospesi sopra il caotico ghiacciaio del Brouillard. 
  
 Nell’occasione si era scelto di dormire qualche ora in meno ma  nei lussi del rifugio Monzino  anziché salire ai bivacchi Eccles, posti in un luogo senza eguali, troppo spesso però intasati dagli alpinisti, in particolare e come ovvio  quando le condizioni delle pareti sono buone.















 Visto il livello della via, avevo casualmente deciso di non privare Marcello, mio compagno di cordata, del piacere di risolvere i tiri più duri , mentre io mi sarei accontentato di quelli più facili. Cosa non si fa per i soci……Un pittoresco banco di nuvole aveva  poi avvolto la parte alta del Bianco in barba alle meteo volta al beau fix , tenendoci così al fresco per tutta la giornata e permettendoci di incastrare mani e piedi nelle fessure senza il minimo dolore.
















 Una super giornata comunque,  passata all’inseguimento di Michel e Simona che filavano diritti verso la vetta malgrado il ghiaccio  nelle fessure terminali, per poi calarci tutti e quattro in doppia alla base e agli zaini, puntando ai verdi  pascoli del fondo valle così lontani da sembrare un miraggio. !






lunedì 11 agosto 2014

Cima Cason di Formin via Cecilia

Ancora una settimana all’insegna della variabilità con però anche qualche bella giornata. Ne ho approfittato per andare a trovare Marco, compagno nella spedizione al Makalù del 2006,  che gestisce con la famiglia il rifugio al passo Staulanza. Con suo figlio Luca, giovanissimo ma già super appassionato di montagna, mercoledì 6  abbiamo ripetuto la via Cecilia al Cason de Formin. 


 Bell’ambiente per questo piccolo gruppo dolomitico facilmente accessibile dal passo Giau e bella via piuttosto impegnativa (V+/VI). Otto lunghezze per 250 metri di parete. Nel  terzo tiro, considerato quello chiave, non è male avere doppi almeno i friends 1 e 2 BD visto che la fessura da superare è di larghezza piuttosto regolare e che i chiodi in posto sono pochissimi. Il penultimo tiro risulta anch’esso sostenuto oltre che piuttosto lungo. La discesa si effettua bene a piedi per cenge e ripidi canali pietrosi.

 Venerdì  8 con Marco e Luca abbiamo poi ripetuto la via dei Bolognesi   alla grande parete Costeana. Si è in realtà trattato di un ripiego, in effetti i bei diedri della  via Buzzi-Priolo al Gran Diedro, ancora molto bagnati, ci hanno costretto ad un rapido cambio di programma. Purtroppo la via dei Bolognesi a noi non è piaciuta molto:  ad una prima parte non difficile ma interessante e solida, segue una seconda con roccia dubbia e detriti. Con le stesse difficoltà si trovano sicuramente in zona vie più "remunerative".













  
  Il verde intenso dei pascoli dolomitici, in una estate così piovosa, e l’imponente muro giallo ocra delle Tofane, sopra Cortina,  rendono il paesaggio comunque sempre incantevole. Peccato che l’orogenesi alpina non abbia fatto nascere i “ monti  pallidi “ qualche centinaio di chilometri più vicino alla Valle d’Aosta!