Sergio Deleo - Il Blog

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sabato 10 novembre 2018

Spigolo Nord del Badile - Agosto 2017




Trent’anni fa, con Guido, durante la ripetizione della famosissima via Cassin sulla nord-est del Badile, avevamo a lungo guardato il perfetto profilo roccioso alla nostra destra. Lo Spigolo Nord, con la sua linea elegante, si staglia infatti tra le pareti nord-est e  nord-ovest del Pizzo Badile, in val Bondasca. Ad inzio agosto 2017 ho finalmente ripetuto questo itinerario in compagnia di Andrea. Difficile volere di più, ottima accoglienza al rifugio Sacs Furà e giornata della salita limpida, anche se calda. Arrampicata piacevole su di un granito “da urlo”, non particolarmente difficile ma quasi mai banale. Lo spigolo in effetti è sì appoggiato e all’apparenza discontinuo ma è comunque tutto da scalare. Siamo saliti quasi sempre in conserva assicurata. Il tiro più impegnativo ci è sembrato quello della placca Risch. Su questa lunghezza ho ringraziato di avere le scarpette ai piedi perché è pur vero che ci sono degli spit ma con gli scarponi avrei certamente faticato. Prima delle undici in vetta e dopo una meritata pausa, discesa sul versante sud, verso la capanna Gianetti.
Tre ore con alcune doppie sulla linea classica che, relazione alla mano,  si segue facilmente e poi sentiero evidente tra le pietraie (l’eventuale discesa in doppia lungo lo spigolo ci è sembrata francamente sconsigliabile. Il terreno è infatti troppo appoggiato per delle calate scorrevoli). Il giorno successivo siamo poi rientrati attraverso i passi del Porcellizzo e Turbinasca per concludere idealmente un cerchio da rifugio a rifugio. Il sentiero è ben segnalato, tra grandi massi e zone di frana, con qualche catena sul secondo colle. Probabilmente proprio a causa dei rari tratti di sentiero ben camminabile la traversata ci è sembrata comunque faticosa. Senza correre ci sono volute circa 5 ore dal Gianetti al Sacs Furà . Ancora una volta il gruppo del Badile mi ha lasciato la voglia di tornare ma anche molta, molta tristezza. Lo spigolo nord  è stato infatti  la prima salita in compagnia di Andrea e purtroppo   anche l'unica. Andrea è infatti mancato ad inizio settembre del 2017, durante un tentativo solitario della via Mayor, sul versante Brenva del Monte Bianco. Ancora oggi mi rimprovero di non aver cercato di dissuaderlo da quella sua idea di un avventura totale, senza compromessi e ancora più sorprendente perchè portata avanti da un ragazzo poco più che ventunenne. In quelle tre giornate nelle quali le nostre esperienze sono venute a confronto, la sua filosofia di  alpinismo mi ha portato a provare emozioni contrastanti; da una parte l'ammirazione e  il rispetto per un avventura "d'altri tempi" e dall'altra la paura e la preoccupazione per le evidenti situazioni di pericolo che da un confronto così duro avrebbero potuto derivare. Avevo, nell'occassione, pensato di rinviare i discorsi da vecchio e saggio alpinista ad una prossima gita , per non rovinare quei momenti carichi di un entusiasmo contagioso. Purtroppo la realtà è che non sappiamo quanto tempo abbiamo davanti. Avrei dovuto cercare di portarlo verso una filosofia del rischio meno spinta ma d'altra parte chissà , forse ha ragione Andrea , la montagna va affrontata di petto ed ogni ascensione va vissuta  appieno come nei "giorni grandi".