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da sistra: Grassi-scivolo sinistro-sperone centrale-scivolo destro |
Sono passati oltre venti anni dalle mie scorribande invernali
nel Gran Paradiso. Ricordo, in particolare, le ascensioni del Gennaio 92 e
93 sulla parete Nord della Becca di Gay.
Questa bella montagna che chiude,
insieme alla Roccia Viva, il lato destro orografico della Valnontey (a
sinistra del colle di Gran Croux guardando da Cogne), offre molti itinerari
certamente interessanti di ghiaccio e misto di livello medio/ difficile.
Guardando la parete risultano subito evidenti i due scivoli di neve e ghiaccio posti a sinistra e
a destra dello sperone centrale che sostiene la vetta. La via che percorre il
ripido canale di sinistra, alto 400 metri e con pendenze costanti intorno ai 55 gradi, è quella probabilmente più conosciuta e
rappresentava (e rappresenterebbe ancora, se non fosse per le attuali mode) una
delle classiche nord del Gruppo. In effetti non ha nulla da invidiare alle ben
più frequentate nord del Gran Paradiso, Ciarforon e Monciair, che ormai sono anche le uniche della zona ad
essere ripetute. Ancora più a sinistra dello scivolo appena descritto, si trova
una via di Grassi, una delle tante intuizioni di questo straordinario
alpinista. Questa linea segue una
stretta gola ghiacciata di circa 300 metri che esce ad una
sella della cresta Nord-Est, presenta difficoltà complessive valutabili tra il
D e il TD, a seconda delle condizioni, e merita certamente una visita. La citata cresta Nord-Est, che si origina dal
colle Baretti, rappresenta anch’essa una linea logica di arrampicata di media
difficoltà in ambiente solitario e di alta montagna.
Tornando ai ricordi, ho ancora bene in mente la sensazione di stupore all’aprirsi improvviso e rumoroso della porta metallica del bivacco Borghi , con la luce accecante delle potenti lampade frontali da ricerca saettanti nel buio gelido del nostro rifugio e il rumore concitato di quelle due ombre desiderose di mettersi al riparo dal vento sferzante di quella notte di Gennaio e impazienti di sapere se i loro sforzi sarebbero stati premiati. Confuso e stralunato , come succede soltanto a chi riemerge all’improvviso dal sonno più profondo, avevo in quei momenti pensato ad un attacco alieno in grande stile! Le voci dei marziani rimbombavano all’interno del bivacco mescolate ai gemiti strazianti dei cavi di acciaio del piccolo rifugio investito dai forti venti invernali. In quei lunghi momenti per il subconscio e in quei pochi istanti reali, le voci sbraitanti e le sagome aliene divennero quelle di Abele Blanc e di Giorgio Bredy , giustamente inviperiti per la spiacevolissima corvée notturna alla quale non avevano voluto e potuto sottrarsi per tranquillizzare i parenti, preoccupati dal mancato rientro, dei tre”brillanti giovani”. Il giorno prima , in cordata con Corrado Gontier e Alessandro Casalegno, avevamo ripetuto la via di Toni Ortelli sul largo sperone centrale della nord. L’avvicinamento alla parete aveva richiesto il suo tempo, il lungo tratto iniziale di terreno misto (con i canoni attuali certamente non difficile) ci aveva portato via ancora alcune ore e il resto di quella breve giornata invernale se ne era andato nel superare l’impegnativo muro roccioso terminale (alcune lunghezze intorno al quinto grado) e la ripida calotta ghiacciata. Tra violente raffiche di vento eravamo poi ridiscesi al colle di Gran Croux e al bivacco , raggiunto ovviamente a notte fonda, per dare il giusto spessore a questa avventura! L’ inverno precedente, sempre nel mese di Gennaio, con Simone Giannuzzi, Guido De Dea e Alessandro Varda, avevamo invece ripetuto il canale di destra della nord della Becca di Gay . Si era trattato certamente di una salita meno impegnativa, rispetto a quella dello sperone centrale, ma che ci aveva ancora una volta appagati e divertiti e che si era conclusa con un “epica” sfida sciistica tra Guido e Simone per il più rapido rientro a Valnontey! Tutto ciò per dire a chi ancora non lo sapesse che nel massiccio del Gran Paradiso la vetta principale non è l' unica a meritare l’attenzione degli alpinisti e che, per gli appassionati, in fondo alla Valnontey si trovano montagne certamente meno alte e grandiose di quelle del Bianco o del Rosa ma comunque remote e selvagge. Tutto ciò per ricordare a me stesso, tra piacere e malinconia, alcune avventure condivise con i compagni di sempre.
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bivacco Borghi |
Tornando ai ricordi, ho ancora bene in mente la sensazione di stupore all’aprirsi improvviso e rumoroso della porta metallica del bivacco Borghi , con la luce accecante delle potenti lampade frontali da ricerca saettanti nel buio gelido del nostro rifugio e il rumore concitato di quelle due ombre desiderose di mettersi al riparo dal vento sferzante di quella notte di Gennaio e impazienti di sapere se i loro sforzi sarebbero stati premiati. Confuso e stralunato , come succede soltanto a chi riemerge all’improvviso dal sonno più profondo, avevo in quei momenti pensato ad un attacco alieno in grande stile! Le voci dei marziani rimbombavano all’interno del bivacco mescolate ai gemiti strazianti dei cavi di acciaio del piccolo rifugio investito dai forti venti invernali. In quei lunghi momenti per il subconscio e in quei pochi istanti reali, le voci sbraitanti e le sagome aliene divennero quelle di Abele Blanc e di Giorgio Bredy , giustamente inviperiti per la spiacevolissima corvée notturna alla quale non avevano voluto e potuto sottrarsi per tranquillizzare i parenti, preoccupati dal mancato rientro, dei tre”brillanti giovani”. Il giorno prima , in cordata con Corrado Gontier e Alessandro Casalegno, avevamo ripetuto la via di Toni Ortelli sul largo sperone centrale della nord. L’avvicinamento alla parete aveva richiesto il suo tempo, il lungo tratto iniziale di terreno misto (con i canoni attuali certamente non difficile) ci aveva portato via ancora alcune ore e il resto di quella breve giornata invernale se ne era andato nel superare l’impegnativo muro roccioso terminale (alcune lunghezze intorno al quinto grado) e la ripida calotta ghiacciata. Tra violente raffiche di vento eravamo poi ridiscesi al colle di Gran Croux e al bivacco , raggiunto ovviamente a notte fonda, per dare il giusto spessore a questa avventura! L’ inverno precedente, sempre nel mese di Gennaio, con Simone Giannuzzi, Guido De Dea e Alessandro Varda, avevamo invece ripetuto il canale di destra della nord della Becca di Gay . Si era trattato certamente di una salita meno impegnativa, rispetto a quella dello sperone centrale, ma che ci aveva ancora una volta appagati e divertiti e che si era conclusa con un “epica” sfida sciistica tra Guido e Simone per il più rapido rientro a Valnontey! Tutto ciò per dire a chi ancora non lo sapesse che nel massiccio del Gran Paradiso la vetta principale non è l' unica a meritare l’attenzione degli alpinisti e che, per gli appassionati, in fondo alla Valnontey si trovano montagne certamente meno alte e grandiose di quelle del Bianco o del Rosa ma comunque remote e selvagge. Tutto ciò per ricordare a me stesso, tra piacere e malinconia, alcune avventure condivise con i compagni di sempre.