Sergio Deleo - Il Blog

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domenica 11 gennaio 2015

Becca di Gay parete Nord, inverno 1993

da sistra: Grassi-scivolo sinistro-sperone centrale-scivolo destro


Sono passati oltre venti anni dalle mie scorribande invernali nel Gran Paradiso. Ricordo, in particolare, le ascensioni del Gennaio 92 e 93  sulla parete Nord della Becca di Gay. Questa bella montagna che chiude,  insieme alla Roccia Viva, il lato destro orografico della Valnontey (a sinistra del colle di Gran Croux guardando da Cogne), offre molti  itinerari  certamente interessanti di ghiaccio e misto di livello medio/ difficile. Guardando la parete risultano subito evidenti i due  scivoli di neve e ghiaccio posti a sinistra e a destra dello sperone centrale che sostiene la vetta. La via che percorre il ripido canale di sinistra, alto 400 metri e con pendenze costanti  intorno ai 55 gradi,  è quella probabilmente più conosciuta e rappresentava (e rappresenterebbe ancora, se non fosse per le attuali mode) una delle classiche nord del Gruppo. In effetti non ha nulla da invidiare alle ben più frequentate nord del Gran Paradiso, Ciarforon e Monciair,  che ormai sono anche le uniche della zona ad essere ripetute. Ancora più a sinistra dello scivolo appena descritto, si trova una via di Grassi, una delle tante intuizioni di questo straordinario alpinista. Questa linea  segue una stretta gola  ghiacciata  di circa 300 metri che esce ad una sella della cresta Nord-Est, presenta difficoltà complessive valutabili tra il D e il TD, a seconda delle condizioni, e merita certamente una visita. La  citata cresta Nord-Est, che si origina dal colle Baretti, rappresenta anch’essa una linea logica di arrampicata di media difficoltà in ambiente solitario e di alta montagna.

bivacco Borghi

 Tornando ai ricordi, ho ancora bene in mente la sensazione di stupore all’aprirsi improvviso e rumoroso della porta metallica del bivacco Borghi , con la  luce accecante delle potenti lampade frontali da ricerca saettanti nel buio gelido del nostro rifugio e il rumore concitato di quelle due ombre desiderose di mettersi al riparo dal vento sferzante di quella notte di Gennaio e impazienti  di sapere se i loro sforzi sarebbero stati premiati. Confuso e stralunato   , come succede soltanto a chi riemerge all’improvviso dal sonno più profondo, avevo in quei momenti pensato ad un attacco alieno in grande stile! Le voci dei marziani rimbombavano all’interno del bivacco mescolate ai gemiti strazianti dei cavi di acciaio del piccolo  rifugio investito dai forti venti invernali. In quei lunghi momenti per il subconscio e in quei pochi istanti reali,  le voci sbraitanti   e le sagome aliene divennero quelle di Abele Blanc e di Giorgio Bredy , giustamente inviperiti per la spiacevolissima corvée notturna alla quale non avevano voluto  e potuto sottrarsi per tranquillizzare i parenti,  preoccupati dal mancato rientro, dei tre”brillanti giovani”. Il giorno prima , in cordata con Corrado Gontier e Alessandro Casalegno, avevamo  ripetuto la via di Toni Ortelli sul largo sperone centrale della nord. L’avvicinamento alla parete aveva richiesto il suo tempo,  il lungo tratto iniziale di terreno misto (con i canoni attuali certamente non difficile) ci aveva portato via ancora alcune ore e il resto di quella breve giornata invernale se ne era andato nel superare l’impegnativo muro roccioso terminale (alcune lunghezze intorno al quinto grado) e la ripida calotta ghiacciata. Tra violente raffiche di vento eravamo poi ridiscesi al colle di Gran Croux e al bivacco , raggiunto ovviamente a notte fonda,  per dare il giusto spessore a questa avventura! L’ inverno precedente, sempre nel mese di Gennaio,  con Simone Giannuzzi, Guido De Dea e Alessandro Varda,  avevamo invece ripetuto il canale di destra della nord della Becca di Gay . Si era trattato certamente di una salita meno impegnativa,  rispetto a quella dello sperone centrale, ma che ci aveva ancora una volta appagati e divertiti e che si era conclusa con un “epica” sfida sciistica tra Guido e Simone per il più rapido rientro a Valnontey! Tutto ciò per dire a chi ancora non lo sapesse che nel massiccio del Gran Paradiso la vetta principale non è l' unica a meritare l’attenzione degli alpinisti e che, per gli appassionati, in fondo alla Valnontey  si trovano montagne certamente meno alte e grandiose di quelle del Bianco o del Rosa ma comunque remote e selvagge. Tutto ciò per ricordare a me stesso, tra piacere e malinconia, alcune avventure condivise con i compagni di sempre.