Il versante Nant Blanc
del’Aiguille Verte mi ha da sempre affascinato. Si tratta di una parete ben
visibile dal fondovalle e un po’ di taglio, anche da Montenvers, eppure ha
qualcosa di misterioso . Le possenti forme dei Dru ne limitano il lato destro mentre a sinistra
è la bella cresta dei Grands Montets a deliniarne il contorno. Nel 2008 sono stato
con Nicolà a ripetere la Charlet – Platanov , la prima linea ad essere stata
percorsa sulla parete. Per difficoltà
e pericoli questa via potrebbe ricordare una Mayor sul versante
Brenva del Monte Bianco. In effetti la calotta glaciale della Verte si protende
sulla parete con alcuni seracchi che rendono i pendii sottostanti a rischio.
Nella parte alta comuque ,la via si sposta a sinistra su bel terreno misto e al
sicuro dalle cadute di ghiaccio. Pochi anni dopo ho ripetuto con Marcello la
via inglese Collister/Miller/Richardson. Questa supera la parte bassa stando a sinistra del muro roccioso
che sorregge il pendio centrale e supera la parte alta per misto e ripide goulottes, sino ad uscire sulla cresta
Sans Nom vicino alla punta Croux. Certamente sicura ed interessante nella parte
alta rimane comunque leggermente sotto tiro nella parte iniziale. Per questa
ascensione come per la Platanov, ci
siamo portati sotto la parete scendendo dalla stazione superiore dei Grands
Montets. Con un buon innevamento e l’aiuto di qualche doppia questo
avvicinamento risulta abbastanza rapido (meglio effettuare un sopralluogo con la
luce per individuare la linea di discesa).
Nel 2011 sono tornato ancora una
volta su questa parete con Nicolà . Desiderosi di confrontarci con una delle
grandi vie di misto del gruppo del Bianco,
poco di moda e con pochissime ripetizioni, ci siamo diretti alla
Bronw-Pattey all’Aiguille Sans Nom. Non ne siamo rimasti delusi ! La via ci ha
impegnato duramente per due giornate intere. Con la prima siamo saliti da
Montenvers alla base del ghiacciaio sospeso trovando molto difficile una
lunghezza per raggiungere il filo dello sperone roccioso (probabilmente non
abbiamo trovato il posto giusto). Nella seconda giornata abbiamo superato il
ghiacciaio sospeso, il muro roccioso e
l’infinita cresta Sans Nom. Il tiro più impegnativo è rappresentato dal diedro
ingombro di ghiaccio posto all’inizio della parete rocciosa . Seguono lunghezze
non banali sino all’uscita sulla cresta Sans Nom e anche quest’ultima non
permette certo di rilassarsi ! " La nostra
giornata è poi proseguita con la nottata " nella quale siamo arrivati in vetta e
scesi lungo il couloir Whymper per arrivare all’alba al rifugio del Couvercle , indecisi ,ancora una volta,
se chiedere la colazione o la cena della
sera prima!! Nant Blanc, una parete
selvaggia per grandi avventure. Nel sito trovate le relative gallerie fotografiche.