Sergio Deleo - Il Blog

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sabato 16 gennaio 2016

Grivola parete nord-ovest e il Collezionismo



 Nel mese di giugno 2015, poco prima dell’inizio dell’ultima torrida estate, sono stato con Daniela a ripetere la parete nord ovest della Grivola. Percorrendo l’alta Valle d’Aosta è difficile non rimanere colpiti dagli imponenti versanti settentrionali di questa montagna, descritta dal Carducci come “ L ’ardua Grivola bella”.  La sua forma piramidale ed un buon innevamento, la rendono infatti particolarmente elegante. Al di sopra del ghiacciaio sospeso del Nomenon si innalza la ripida parete nord-est, delimitata a sinistra dalla omonima cresta  e a destra dalla cresta nord. Alla destra di quest’ultima si trova la grande parete nord-ovest che scende dalla vetta fino ai bei pascoli del vallone del Nomenon con un dislivello di ben 1700 m. Non si tratta certo di un’ascensione particolarmente impegnativa ma comunque piacevole, allenante e che offre degli scorci molto belli sulle montagne valdostane. Questo versante va inoltre annoverato tra le più belle e classiche pareti nord del gruppo del Gran Paradiso. Collezionare vette, pareti e itinerari, non credo debba essere la motivazione primaria per un alpinista. Questo “stilare liste” dà anzi   una connotazione riduttiva a questa passione ma   rimane comunque per molti una spinta importante al nostro “ andare per montagne”.   

Personalmente ho molte collezioni aperte, tra le quali quella ben conosciuta delle vette oltre i quattromila metri delle Alpi.  Quella costituita dalla salita delle pareti Nord di questo gruppo montuoso è tra le poche che ho concluso ed è certamente consigliabile. Fanno parte di questa lista la parete nord del Gran Paradiso che è certamente la più conosciuta e apprezzata, seguita poi dalle classiche pareti del Ciarforon e   della Becca di Monciair. Altrettanto belle, selvagge e meno battute, sono poi le nord della Becca di Gay e   della Roccia Viva, in fondo alla Valnontey, e le due pareti orientali della Grivola. Su ognuno di questi versanti è ovviamente possibile ripetere itinerari differenti, basti pensare alla Becca di Gay con i suoi scivoli e speroni rocciosi. D’altra parte alcune vie di salita sono purtroppo oramai scomparse a causa dei mutamenti stessi delle pareti, dovuti ai cambiamenti climatici, come la Perruchon e la Chiara che superavano direttamente i seracchi della Roccia Viva e del Ciarforon oggi ormai scomparsi. Alle pareti prima citate ho poi aggiunto personalmente la nord del Piccolo Paradiso, alla destra del pendio che sale al colle di Montandayné e quella del Becco della Pazienza in Valnontey. Una classica del passato per le guide di Cogne, era la nord della Punta delle Sengie che penso oggi non riceva che rarissime visite e che forse sarebbe da rivalutare magari per gli amanti dello sci alpinismo e dello sci ripido, ovviamente ben motivati (Peraltro quello che una volta sembrava una ravanata pazzesca adesso fa parte delle tabelle di allenamento di qualsiasi scialpinista dedito all’agonismo…).A margine di questa collezione vi segnalo ancora una bella parete di neve e ghiaccio: la est del Gran Paradiso. 

Pur non essendo quest’ultima rivolta a settentrione, merita certamente una visita per il luogo magico e solitario in cui si trova, posta com’ è a monte del tormentato ghiacciaio della Tribolazione. Tornando alla nostra gita alla Grivola, posso solo suggerire di andare a vedere con la luce il punto migliore per attaccare.  Nel nostro caso era ancora presente, sulla sinistra del vallone, una ripida lingua di neve che permetteva di non dover salire fin verso il colle di Belleface, arrivando invece direttamente all’omonimo ghiacciaio, alla base della parte più sostenuta della parete. Se l’innevamento è buono le fasce rocciose si superano agevolmente per ripidi canali ghiacciati e terreno misto.  Uscendo direttamente dalla parete ci si ritrova su di una torre della cresta ovest dalla quale è necessario   ridiscendere per proseguire per la vetta (utile una breve doppia). Conviene più comodamente aggirare   questo ultimo risalto piegando a sinistra fino a raggiungere la cresta nord. Per la discesa noi abbiamo utilizzato proprio quest’ultima, anche se presenta qualche breve tratto ripido in alto (45/50 gradi) e un tratto di roccia rotta nella parte bassa. In particolare nell ’ultimo salto roccioso che precede i ghiaioni   la via è poco evidente ed è meglio prendersi dei punti di riferimento il giorno prima dell’ascensione. La via normale sul versante est è del resto generalmente ancora troppo innevata in primavera e non credo sia vantaggiosa.