Sergio Deleo - Il Blog

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sabato 22 ottobre 2016

AUTUNNO 2014 - Grandes Jorasses - parete nord - combinazione Slovena / Croz -



 
 Autunno 2014,la nord delle Grandes Jorasses  è in condizioni eccezionali. Guardando questa immagine di quell’anno, prudono le mani anche a me che sono tutt’altro che un “estremo del ghiaccio”. Pendii nevosi e goulottes tappezzano l’intera immensa e magnetica parete. Che spettacolo!

 Un pomeriggio di inizio ottobre risalgo il ghiacciaio di Leschaux con Fabien , la nostra meta chiude l’orizzonte. E' ancora buio quando lasciamo il nostro posto da bivacco ed è ancora buio quando superiamo la terminale. Difficile trovare il punto giusto dove attaccare sotto una parete così enorme, fortunatamente però è la terza volta nelle ultime settimane che faccio visita alle Jorasses e quindi ci orientiamo più facilmente. Procedendo di conserva più o meno assicurata ci portiamo sotto la prima ripida serie di goulotte che sbocca sul nevaio centrale. Superiamo questo tratto che presenta un breve muro non lontano dalla verticale, poi il primo nevaio e il difficile salto che porta al lenzuolo superiore. Questo salto si presenta come una larga parete ricoperta da polistirene, non ripidissima ma neanche elementare da proteggere. Fabien lo supera brillantemente. Nel 2009 con Marcello avevamo trovato la parete in condizioni ben diverse e le stesse lunghezze ci avevano impegnato non poco. Nel risalire il secondo nevaio la vetta non sembra lontana, purtroppo però è solo un impressione. Non siamo certo lenti ma il tempo passa inesorabile. 
verso il primo nevaio
sotto il muro tra i due nevai
  Ci infiliamo nel couloir di ghiaccio e misto che piega a sinistra e al termine del quale ci si affaccia sul baratro sotto la punta Whymper. Segue un tiro di arrampicata non difficile e poi ancora misto, in questa occasione facilitato dalla grande quantità di ghiaccio. Anche la ripida goulotte di uscita della variante a destra della torre sommitale non è affatto male. Proprio in questo punto, a soli cinquanta metri dalla vetta, eravamo rimasti bloccati  Marcello ed io quando non mancava molto all’arrivo del buio, quello che mancava invece era il ghiaccio! Alle quindici e trenta siamo finalmente in cresta. Ci attende una lunga discesa e quindi ci concediamo solo pochi minuti. Il tempo sufficiente per assaporare il piacere di una grande ascensione su una parete mitica. Sul versante sud fa quasi caldo, gli ancoraggi delle doppie sono ben visibili anche se un po’ da rinforzare. Con qualche acrobazia raggiugiamo il Reposoir e la traccia lasciata dalle moltissime cordate che ci hanno preceduto arrivando dalla punta Walker. Alle ventuno le luci di Planpinceux bucano una fitta nebbia autunnale e ci segnalano la “fine delle ostilità”. Sopra di noi Le Grandes Jorasses non sono più visibili ma ne percepiamo comunque la severa presenza.
Nel sito la relativa galleria fotografica.
nel couloir verso sinistra sopra al secondo nevaio
sotto la torre sommitale-a destra la goulotte di uscita

sabato 15 ottobre 2016

Catinaccio e Punta Emma - via Steger



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 Fine settimana del 25 settembre, giornate bellissime e non troppo fredde.  Sono stato con Marco in Dolomiti , nel gruppo del Catinaccio, montagne delle quali  avevamo  entrambi solo ricordi di gioventù.  Abbiamo ripetuto le vie di Hans Steger al Catinaccio e alla punta Emma. La prima supera con una linea molto logica e diretta la grande parete sud-est del Catinaccio . L’arrampicata è varia e supera diedri e camini, per essere una via dolomitica risulta quindi non troppo esposta. La roccia è buona e solo raramente sorgono dubbi sulla tenuta di qualche presa. Le due lunghezze iniziali sul muro giallo sono quelle più fisiche, comunque le difficoltà sono ben distribuite su tutto l’itinerario. Generalmente si integra piuttosto bene e solo all’uscita verso sinistra da un camino della parte centrale della parete e nel superamento della placca del penultimo tiro è necessaria particolare decisione. Non si può non rimanere ammirati dall’intuito e dalle capacità tecniche di Steger, eccezionale arrampicatore degli anni trenta.

il secondo tiro di 5+/6







ìl 5+ prima dell'ultima rampa finale verso destra

la placca del penultimo tiro









 Il sole in questa stagione arriva ai piedi della parete poco dopo le otto. Usciti dall’ultimo profondo e scivoloso camino, il terreno si fa immediatamente facile e appoggiato e si procede bene anche slegati. In discesa abbiamo fatto tre doppie partendo dal primo intaglio della cresta della via normale. L’inizio delle calate è molto evidente. Il Lunedì siamo poi stati alla Steger alla punta Emma. Le difficoltà di questo itinerario sono concentrate nella parte centrale. Questa via, in effetti, tolta la rampa iniziale , un ultimo camino (non banale) e la successiva facile parte terminale, si risolve in tre lunghezze ma che lunghezze! La prima e la terza sono in traverso e la seconda supera una fessura e soprattutto un muro aggettante. Le difficoltà sono ai confini superiori dell’ordine classico ma decisamente sostenute e con poca possibilità di integrare. In particolare il muro strapiombante di uscita dal secondo tiro e in misura leggermente inferiore, la prima e l’ultima parte della terza lunghezza vanno affrontati con determinazione. Fortunatamente mi ero già dato” indisponibile per i tiri impegnativi” per qualsiasi itinerario successivo alla giornatona del Catinaccio. E stato quindi Marco ad impegnarsi per il buon esito dell’ascensione. La discesa , segnalata da ometti, risulta  evidente. Un breve tratto molto esposto porta all’ancoraggio per la doppia e dà qui rapidamente al sentiero per il rifugio Re Alberto 1°.
Nel sito la relativa galleria fotografica.
Punta Emma a sinistra della U
il tiro tra i due traversi









sabato 8 ottobre 2016

Aiguille Dibona - via Madier e parete sud diretta



Mercoledì, approfittando di queste belle giornate di inizio autunno, sono stato con Valerio all’Aiguille Dibona nel massiccio degli Ecrins. Ero stato ad arrampicare su questa celebre e spettacolare guglia di granito oltre vent’anni fa e mi ero ripromesso di tornarci. Mercoledì mattina siamo quindi saliti in circa due ore al rifugio Soreiller posto al piede della parete sud-est (possibilità di prendere acqua dopo circa un’ora, quando si attraversa più volte il torrente. In questa stagione, non è invece facile trovare acqua nei pressi del rifugio, almeno nelle prime ore del giorno). Il sole arriva ai piedi della parete alle nove e mezza, leggermente prima sulle placche della via dei Savoyards. Noi abbiamo ripetuto la Via Madier e la face sud directe.














  Si tratta di una bella combinazione di itinerari che segue appunto la Madier , poi le cannelures Stofer ed infine l’uscita Livanos, ma sono possibili molte altre varianti. Granito ottimo e buona chiodatura; sono infatti presenti alcuni spit e vecchi chiodi, ma è comunque utile integrare. A questo proposito sono stato contento di aver portato il friend numero uno (rosso) C3 della BD che sembra fatto apposta per “un rovescio” nella difficile uscita verso destra dal diedrone iniziale. Lo schizzo presente su  Camptocamp  e  quello di “Tutto in Libera” sono entrambi validi, anche se differiscono leggermente nella parte alta dell’itinerario. Il rifugio credo sia stato ampliato e migliorato. Sicuramente offre ora un ottimo locale invernale grande e luminoso nel quale abbiamo atteso l’arrivo del sole. Dopo il fine settimana del 25 settembre in dolomiti (del quale vi scriverò a breve), ancora una giornata spaziale, questa volta nel magnifico e selvaggio gruppo degli Ecrins.
Nel sito la relativa galleria fotografica.