Autunno 2014,la nord delle
Grandes Jorasses è in condizioni
eccezionali. Guardando questa immagine di quell’anno, prudono le mani anche a
me che sono tutt’altro che un “estremo del ghiaccio”. Pendii nevosi e goulottes
tappezzano l’intera immensa e magnetica parete. Che spettacolo!
Un pomeriggio di inizio ottobre risalgo il
ghiacciaio di Leschaux con Fabien , la nostra meta chiude l’orizzonte. E' ancora
buio quando lasciamo il nostro posto da bivacco ed è ancora buio quando
superiamo la terminale. Difficile trovare il punto giusto dove attaccare sotto
una parete così enorme, fortunatamente però è la terza volta nelle ultime
settimane che faccio visita alle Jorasses e quindi ci orientiamo più
facilmente. Procedendo di conserva più o meno assicurata ci portiamo sotto la
prima ripida serie di goulotte che sbocca sul nevaio centrale. Superiamo questo
tratto che presenta un breve muro non lontano dalla verticale, poi il primo
nevaio e il difficile salto che porta al lenzuolo superiore. Questo salto si
presenta come una larga parete ricoperta da polistirene, non ripidissima ma
neanche elementare da proteggere. Fabien lo supera brillantemente. Nel 2009 con
Marcello avevamo trovato la parete in condizioni ben diverse e le stesse
lunghezze ci avevano impegnato non poco. Nel risalire il secondo nevaio la
vetta non sembra lontana, purtroppo però è solo un impressione. Non siamo certo
lenti ma il tempo passa inesorabile.
verso il primo nevaio |
sotto il muro tra i due nevai |
Ci infiliamo nel couloir di ghiaccio e
misto che piega a sinistra e al termine del quale ci si affaccia sul baratro
sotto la punta Whymper. Segue un tiro di arrampicata non difficile e poi ancora
misto, in questa occasione facilitato dalla grande quantità di ghiaccio. Anche
la ripida goulotte di uscita della variante a destra della torre sommitale non
è affatto male. Proprio in questo punto, a soli cinquanta metri dalla vetta,
eravamo rimasti bloccati Marcello ed io quando non mancava molto all’arrivo del
buio, quello che mancava invece era il ghiaccio! Alle quindici e trenta siamo
finalmente in cresta. Ci attende una lunga discesa e quindi ci concediamo solo
pochi minuti. Il tempo sufficiente per assaporare il piacere di una grande
ascensione su una parete mitica. Sul versante sud fa quasi caldo, gli ancoraggi
delle doppie sono ben visibili anche se un po’ da rinforzare. Con qualche
acrobazia raggiugiamo il Reposoir e la traccia lasciata dalle moltissime
cordate che ci hanno preceduto arrivando dalla punta Walker. Alle ventuno le
luci di Planpinceux bucano una fitta nebbia autunnale e ci segnalano la “fine
delle ostilità”. Sopra di noi Le Grandes Jorasses non sono più visibili ma ne
percepiamo comunque la severa presenza.
Nel sito la relativa galleria fotografica.
Nel sito la relativa galleria fotografica.
nel couloir verso sinistra sopra al secondo nevaio |
sotto la torre sommitale-a destra la goulotte di uscita |