Fine Agosto, in compagnia di
Iacopo, ho approfittato delle belle giornate di questo inizio settimana per
andare a ripetere la traversata dell’Aiguille de Sialouze in Delfinato. Il
massiccio degli Ecrins così aspro e selvaggio mi ha sempre affascinato ed
infatti, pur non essendo certamente rapido da raggiungere per noi Valdostani,
l’ho frequentato spesso. La
Sialouze è in realtà un contrafforte del Pic Sans Nom che si
spinge verso sud dividendo i massicci dell’Ailefroide e del Pelvoux. Punto di
partenza classico per questa salita è il rifugio del Pelvoux che si raggiunge
in circa tre ore da Ailefroide. In discesa vi ero già passato alcune volte dopo
aver ripetuto itinerari sulla nord e il famoso Couloir Chaud. In salita, su
questo versante ripido e assolato, abbiamo molto apprezzato il venticello
fresco di lunedì pomeriggio. La cresta offre una bella arrampicata classica su
di un ottimo granito lavorato e rugoso e fa parte delle creste scelte Mario
Colonel nel suo bellissimo libro Chemins du ciel. Noi abbiamo impiegato circa
due ore per arrivare all’attacco della via passando dalla Bosses de Sialouze.
Per raggiungere questo punto si attraversa ancora un breve nevaio che al mattino si passa con maggior sicurezza
ramponi ai piedi.
Una zona di placche appoggiate ma compatte richiede poi un pò
di attenzione. Il ghiacciaio che si incontra oltre la Bosses si passa con un giro
alto e ad arco sotto le pareti del Pic Sans Nom . La linea più diretta è
infatti molto crepacciata. Si passa comunque tranquillamente con i ramponi ai
piedi e volendo la picca. Lungo la cresta nei passi più difficili si trovano
chiodi classici; noi abbiamo aggiunto qualche friend medio. Ancora una volta la
gradazione è quella delle antiche vie di montagna e quindi il quarto non
corrisponde al banale…Avendo una guida del posto a precederci non abbiamo avuto
difficoltà a seguire l’itinerario, questo è comunque ben descritto su camptocamp che ha ripreso la relazione della Bibbia degli Ecrins, il
mitico Labande. Doppie ben attrezzate e studiate per essere riparati da eventuali cadute di pietre
(Almeno per quello che riguarda le ultime tre delle cinque necessarie.
Attenzione quindi al terreno rotto della prima calata). Meritata sosta alle
quattordici al rifugio prima della ripida discesa e del lungo rientro. Iacopo,
alla sua prima visita a queste montagne,
ha sicuramente apprezzato la magia dell’Oisans.