Nell'autunno del 2014 le condizioni per il misto erano eccezionali. la nord delle Grandes Jorasses era presa d'assalto e un pò tutti gli itinerari, anche i più duri e selvaggi, vennero ripetuti. Nel mio piccolo approfittai anche io della situazione ripetendo la piccola MacIntyre, a sinistra del Liceul, la Slovena alla punta Croz ed infine Reve Ephémère d'alpiniste alla punta Young. Di questa via, la mia sesta linea differente su questa magica parete in otto visite, ho un ricordo molto positivo. Con Fabien eravamo in realtà partiti per lo sperone Croz ma giunti alla terminale, avevamo poi dovuto rinunciare a causa delle troppe cordate già impegnate in quel settore di parete. Andammo così più a destra, faticando non poco a causa dalla molta neve farinosa proveniente dagli scivoli inferiori della parete, che si era accumulata sotto la terminale.
Eravamo decisamente in ritardo
sulle tabelle di marcia ma viste le buone condizioni della parete e del tempo,
decidemmo per la logica linea di Reve Ephémère sulla quale era già impegnata un'altra cordata. Anche se non
“preparata a tavolino” come sempre mi succede per le salite impegnative, la
scelta si rivelò fortunatamente
azzeccata. Ne risultò infatti una salita
molto bella e interessante, impegnativa al punto giusto e conclusa con un lungo
rientro ad arco sotto le guglie delle Periades e poi attraverso un dedalo di
crepacci sul ghiacciaio di Lechaux.
una cordata sul Croz |
Il lato destro della parete delle Grandes
Jorasses perde qualche centinaio di metri di dislivello rispetto alla zona
della punta Walker , potrei aggiungere fortunatamente…..Sono quindi circa 800 i
metri da superare con un primo breve tratto ripido sopra la terminale seguito
da una lunga serie di scivoli nevosi ( 500 m. a 55/65 gradi) che portano alla
parte alta nuovamente con pendenza sostenuta 75/80 gradi e di terreno misto. Questo ultimo tratto risulta
più impegnativo se si sceglie di uscire al colle tra la le punte Margerita e
Young anziché, come scegliemmo di fare noi,
puntando alla vetta uscendo verso destra e scavalcando la cresta
nord-ovest. Il tratto più delicato si rivelò nell’occasione quello
costituito dai pendii nevosi della parte bassa difficilmente
proteggibili e ricoperti da uno strato di neve instabile.
Le
ultime stagioni caldissime e secche stanno di fatto minando la stabilità delle
nostre montagne e i così detti fondi di ghiaccio fossile, ritirandosi, lasciano
libere ampie zone di roccia rotta. Una volta questi itinerari si affrontavano
in piena estate, poi siamo passati alla primavera e all’autunno. Ora non ci
rimane che sperare in una improbabile inversione di tendenza climatica!!