Sergio Deleo - Il Blog

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martedì 30 settembre 2014

Becca di Moncorvé parete sud-ovest - via Lorenzi - Estate 2013



Salendo alla Tresenta, al Ciarforon o alla Monciair mi sono spesso sorpreso, come molti di voi sicuramente, a guardare verso nord e ad immaginare il tracciato della via normale al Gran Paradiso nel tratto dove questo compie una larga semicurva verso sinistra costeggiando la torretta somitale della Becca di Moncorvè. Come molti di voi ho osservato  l’imponente fascia rocciosa che sostiene il ghiacciaio del Gran Paradiso, dove si snoda quella parte del tracciato e l’alto muro di ghiaccio sospeso sulla parete. 

 

  L’estate scorsa, finalmente,  ho ripetuto, in compagnia di Marco e Alessandro, la via Lorenzi che supera,  appunto, il versante sud-ovest della Becca di Moncorvè.  Si tratta di un impegnativo e sostenuto itinerario di 450 m,  che segue un evidente sistema di fessure.  Aperto nel 1971 ricorrendo, come ovvio per l’epoca,  in molti tratti all’artificiale  è stata considerata per molti anni  come la via di arrampicata  più difficile del gruppo. Non a caso Oviglia, nel suo libro Rock Paradise, la paragona alla Bonatti al Gran Capucin ( Probabilmente è stato proprio questo paragone a incuriosirmi). 
     


  Le relazioni a disposizione danno il 5a/A1  come difficoltà obbligatoria  ma credo di non sbagliarmi  nel ritenere piuttosto stretta questa valutazione. Quella complessiva è comunque ED/ED+. I chiodi presenti lungo la via sono pochi e sono generalmente concentrati alle soste. E' quindi necessaria un’ampia scelta di friends fino al numero 4 BD. 






    
 




La roccia, una volta superato lo zoccolo, è di buona qualità anche se sulle cenge sono presenti blocchi mobili. Malgrado l’esposizione la parete risulta generalmente fredda .





 


 La presenza di nevai agevola il superamento  dello zoccolo basale . Un sicuro punto a favore è rappresentato dalla facile discesa lungo la normale del Gran Paradiso. Per quello che riguarda la nostra salita , si è trattato,  come da previsioni, di una dura lotta con l’Alpe che ci ha visto nell’immediato vincitori, ma con quanti anni di meno….? (nel sito la relativa galleria fotografica)

domenica 21 settembre 2014

Petites Jorasses via Bonatti-Mazeaud - settembre 2012

  Nel settembre del 2012 sono stato con Michel a ripetere la Bonatti Mazeaud alle  Petites Jorasses. La via percorre la linea di diedri molto evidente che segna la parte destra del versante Est di questa montagna,  alto  oltre cinquecento metri. Si tratta di un itinerario attualmente non molto ripetuto a favore dei più gettonati  e difficili Gargantua e Pantagruel. A noi è piaciuto molto. Il grande  diedro della parte bassa è semplicemente spettacolare  e l’arrampicata che segue, seppure non estrema, risulta piacevole e richiede un certo intuito nella ricerca dell’itinerario. 










Nella parte alta della parete abbiamo seguito la variante Manera che torna a sinistra, sopra la linea di Gargantua, per poi superare un ripido e difficile muro rossastro che esce sulla parte finale dello spigolo Rivero. Anche questo itinerario con difficoltà di 4 e 5 grado sembra oramai, e a torto, dimenticato. Il superamento del ghiacciaio di Freboudze in alcune stagioni  può porre non pochi problemi. Nel 2012 con Michel avevamo raggiunto il ghiacciaio salendo poche decine di metri sopra il bivacco per poi effettuare un traverso discendente  con arrampicata non difficile ma esposta  ( meglio fare una ricognizione con la luce se si pensa di partire presto).



























 Le maggiori difficoltà della via Bonatti si trovano nella parte finale del diedro (spesso bagnato ma ben proteggibile) dal quale si esce faticosamente verso sinistra  e nel diedro del muro  finale che, dopo il traverso,  porta sullo spigolo Rivero (si trova qualche spit).  Per la discesa si possono utilizzare le doppie della via Pantagruel. Un bell’ itinerario con difficoltà obbligatorie accettabili  (5+/6a), almeno secondo il mio metro di giudizio,  in un angolo solitario e affascinante della Val Ferret, dove si può ancora sentire il profumo della storia scritta dai grandi alpinisti del passato. Difficoltà fino al 6c, utili friends fino al 3 BD raddoppiando le misure  medie (nel sito la relativa galleria fotografica).                                                                                                                                                                                                                                            
                                                                                                         

mercoledì 17 settembre 2014

Grand Pilier d' Angle - autunno 2007 e 2010



 

La nord delle Grandes Jorasses è certamente in ottime condizioni ma sono molte altre le pareti di misto  che, dopo un estate così fredda e piovosa, si presentano tappezzate da ghiaccio e neve. Tra queste la Nord del Grand Pilier d’Angle mi ha sempre affascinato, con lo scudo rosso di Divine Providence a sinistra e gli impressionanti seracchi della Poire a destra. Sono stato su questa parete due volte negli anni passati, con Luciano e Giolli per ripetere la Cecchinel (in rosso) e con Marcello per la Bouchard (arancio). In entrambe le occasioni nella parte alta abbiamo proseguito lungo le evidenti goulottes della Vallinçant. Le difficoltà dei due itinerari sono simili ed intorno al TD+. La Cecchinel presenta però una lunghezza più difficile rispetto alla Bouchard .

  Il tiro in questione è quello che collega l’evidente rampa, piegata verso sinistra, ai pendii centrali superiori. Probabilmente con poco ghiaccio questo tratto si presenta particolarmente impegnativo ma anche più protetto o proteggibile su roccia.

Durante la nostra ripetizione dell’autunno 2007 Luciano aveva invece brillantemente superato un ripido salto di neve/ghiaccio con arrampicata delicata e protezioni, come spesso succede in questi casi, alquanto aleatorie.



  
Il goulottone della Vallinçant presenta anch’esso dei tratti ripidi ma è generalmente in ghiaccio buono per le viti. L‘avvicinamento alla parete si fa bene partendo dal bivacco della Fourche, ma, così facendo,  si è costretti ad effettuare al buio le doppie del col Moore (quest’anno magari si scende per pendio di neve). Noi avevamo scelto di bivaccare dopo questo tratto, prima di attraversare il ghiacciaio.
















Per quello che riguarda la discesa è molto importante tenere presente che “bisogna prima Salire”. Le vie di questo versante non terminano  infatti con la vetta del Grand Pilier d’Angle ma è necessario proseguire lungo la Cresta di Peuterey  fino in vetta al Bianco. Insomma,  una grande  parete per grandi  avventure nel cuore del Monte Bianco. (Nel sito sono presenti le relative gallerie fotografiche)





martedì 9 settembre 2014

Grandes Jorasses - MacIntyre de gauche



Abbiamo dovuto attendere fino a Settembre per poter avere qualche  giornata estiva. Dopo le frequenti nevicate degli ultimi mesi le pareti di misto si presentano tutte in buone o ottime condizioni. Personalmente  temo ancora le temperature troppo alte e le conseguenti cadute di pietre ma non ho saputo resistere alla voglia di riprendere gli automatismi del  terreno “alta montagna” dopo un estate passata a ripetere itinerari  esclusivamente rocciosi . Così, La settimana scorsa, dopo aver cercato inutilmente di organizzarmi per una delle belle pareti  del Vallese,  mi sono   ritrovato anche io sull’affollata parete nord delle Grandes Jorasses . 

 











 Con Fabien ci siamo diretti alla piccola MacIntyre,  sul lato sinistro della nord che sembrava essere in ottime condizioni. La linea da noi seguita rappresenta un itinerario non troppo difficile, posto in un quadro eccezionale, che ben si presta a testare il proprio stato di allenamento in vista di progetti più ambiziosi. Nel tratto centrale abbiamo trovato un po’ di ghiaccio spaccoso e neve inconsistente portata dal vento mentre la parte alta era in polistirene e neve dura.  Siamo riusciti a piazzare qualche friend nelle rocce a destra delle goulottes ma nel complesso la parete che sostiene lo scivolo del Linceul è molto compatta. Raggiunta la Cresta Des Hirondelles è possibile continuare verso la vetta delle Jorasses (Soluzione che rende l’itinerario molto interessante e ben più impegnativo), oppure ridiscendere, come abbiamo fatto noi,  lungo l’itinerario di salita grazie ad una lunga serie di doppie su Abalakov già preparate  e in buono stato ma poste quasi sempre oltre i sessanta metri.












 Nel complesso si tratta certamente  di un bell’itinerario, con uno sviluppo non indifferente e  che probabilmente risulta sminuito dalla  grandiosità delle altre vie tracciate su questa magica parete. Il ghiacciaio era in buone condizioni, prestare comunque attenzione ai crepacci presenti nella parte alta e alle cadute di  pietre provenienti dal Linceul .  La parete sta infatti risentendo del rialzo termico dell’inizio mese , soprattutto nella parte bassa. La prossima fase fredda potrebbe però teoricamente portare a condizioni ancora migliori con neve e ghiaccio più compatti.
                                                           


                                                                             


lunedì 1 settembre 2014

Gran Paradiso - Cresta Nord-Ovest


Visti i dubbi dati dalla meteo verso i confini Valdostani ed il maltempo nelle alpi centro orientali, con Omar questo weekend abbiamo deciso di andare sul sicuro e concederci l’ennesimo giro sul Gran Paradiso (almeno per il sottoscritto). La scelta si è rivelata azzeccata, non tanto per il fattore tempo che è poi sembrato discreto anche nel Bianco e nel Rosa, quanto per la linea di salita da noi seguita. Domenica abbiamo infatti percorso la cresta Nord-Ovest  del Gran Paradiso e cioè quella che chiude il lato destro della famosa parete Nord. 












 Condizioni ottime per questa bella salita ,molto panoramica ed interessante. Raggiunta la base della Nord siamo saliti per un evidente canale nevoso fini ad un piccolo ripiano alla base della cresta che abbiamo poi seguito, per terreno misto e aggirando le placche più compatte sul lato Nord, fino alla prima spalla e alla successiva sella( questo tratto si può facilmente evitare salendo direttamente il pendio che costeggia lo sperone della via Manera).



 Il salto roccioso seguente si può anch’esso evitare con un largo aggiramento a ovest,  oppure, come abbiamo fatto noi e la cordata che ci seguiva, lo si può superare più direttamente con tre lunghezze su del bel gneiss rossiccio.


 Il primo e il terzo tiro si possono superare per linee differenti ma con difficoltà certamente non inferiori al quarto/quinto grado, il secondo risulta invece più facile e di raccordo (Friends medi).


    
  Abbiamo poi raggiunto la bella e nevosa cresta finale che costeggiata la ripida parte finale della parete nord conduce, elegante, alla torre della Madonnina. Certamente un itinerario  consigliabile per uno dei quattromila più gettonati e amati delle Alpi.



a sinistra il profilo della Manera