I forti venti dell’ultimo fine settimana uniti alla spiccata
variabilità che sta caratterizzando i mesi estivi ,altresì definibile come
tempo di mer…, mi ricorda l’inizio anno in compagnia di Marco in Patagonia.
Avevamo già due settimane di permanenza a El Chalten e fortunatamente, una
bella salita alla Guilleoumet. Negli ultimi dieci giorni il tempo era stato
particolarmente patagonico con brutte giornate caratterizzate da piogge
abbondanti e vento forte alternate ad altre con invece forte vento e abbondanti piogge ! Potevamo così decidere di ripararci dagli elementi , stando
nel nostro alloggio a leggere , oppure visitare i bar del paese per affinare le nostre conoscenze culinarie.
Il primo di gennaio finalmente il tempo volge al variabile ! Di primo mattino
attraversiamo cosi il paese, ancora animato dalla fine dei festeggiamenti
nei locali, con gli ultimi brani di
musica che aleggiano nell’aria e
i ragazzi che si salutano prima di rientrare a casa e ficcarsi a letto.
Siamo diretti alla valle del Rio
Fitz_Roy e della laguna Torre; oltre a noi due sono con noi i nostri due inseparabili e pesanti
zaini che oltre a seguirci sempre ci
stanno bellamente sulle spalle. In otto ore di
“piacevole trekking “ attraversiamo
boschi maltrattati dal vento e
verdissime zone acquitrinose per poi costeggiare la laguna Torre e risalire le morene accanto al ghiacciaio
Adela . Nell’ultima parte di avvicinamento ,non
riuscendo ad interpretare al meglio le indicazione avute dagli amici di
Chalten, finiamo coll’inventarci un itinerario diretto tra boschine
impenetrabili e ripide praterie erbose. Alle tre del pomeriggio ,spianato un
ripiano tra le rocce montonate, montiamo
la tenda lontano da tutti e da tutto, anche dalla nostra meta purtroppo. In
effetti l’affilata linea formata della cresta est del Cerro Grande dista da noi
almeno quattro ore di cammino. Il vento forte addensa le nuvole sulle catena
del Torre e del Fitz roy . Dopo cena ci infiliamo nei sacco a pelo speranzosi
nell’annunciato miglioramento del tempo per la mattinata del giorno successivo.
Alle una della notte, sferzati dal vento, effettuiamo un lungo traverso ascendente prima
sulle morene e poi sul ghiacciaio.
Con le prime Luci risaliamo un ripido pendio
spazzolato dagli spidrift che ci porta
sulla parte alta del ghiacciaio. La nostra meta e immersa nelle nuvole di
tormenta e noi con lei ! Ci fermiamo scavandoci un muro di protezione ma dopo
aver atteso una mezzoretta ,vista la difficoltà di mantenere l’equilibrio
durante le raffiche , abbandoniamo il nostro improvvisato frigorifero e la
nostra sospirata ascensione. Ridiscendiamo quindi tra gli ululati e le
spintonate del vento accovacciandoci e aiutandoci con piccozza e ramponi per
resistere alle folate e non scivolare troppo rapidamente verso la laguna Torre.
Alle dieci del mattino , dopo un paio d’ore immersi nei piumini per riprenderci
dagli strapazzi della notte, usciamo dalla tenda a guardare la nostra meta.
Eolo è sempre molto attivo ma le nuvole hanno lasciato spazio al celo azzurro
ed a un panorama mozzafiato. Dopo alcuni autunni trascorsi in questi luoghi
fantastici non mi stupisco nemmeno più di questi repentini cambiamenti meteo.
La sospirata finestra di tempo discreto
con vento moderato non c’è stata e nel
pomeriggio dovrebbe nuovamente peggiorare. Non a torto Gino Buscaini
definiva la Patagonia come “ la terra dai sogni infranti” . A noi per il
momento non resta che prepararci per un lungo rientro in attesa di avere una
nuova chance.