Sergio Deleo - Il Blog

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martedì 15 luglio 2014

Gran Paradiso parete nord via Manera - febbraio 1987



Qualche annetto fa e più precisamente nel mese di febbraio del 1987, porcaccia miseria come passano gli anni , mi trovavo con Alfredo sulla parete nord del Gran Paradiso. Eravamo nel bel mezzo di una di quelle settimane anticicloniche e super stabili che “da sempre” tendono a presentarsi nella stagione  invernale alpina. Non potevamo quindi certo esimerci  dall’andare a battagliare in alta montagna  e prendere la nostra bella paccata di freddo e vento gelido tra i crepacci appena coperti dalle recenti nevicate. Del resto utilizzare quelle giornate per  rimanere al calduccio in compagnia delle fidanzate o andare a cena con gli amici ci sarebbero sembrate decisioni francamente insensate (e così è stato per me come per molti di voi per molti,moltissimi anni) La salita prescelta nell’occasione era stata la via di Manera e compagni che segue lo sperone roccioso di destra della bella e classica nord del Gran Paradiso, via alla quale mancava ancora la prima ripetizione invernale. 



Quale meta migliore  per mettersi alla prova e perseguire l’ottica del trova lungo alla quale sono sempre rimasto fedele.. Lasciammo quindi il vecchio rifugio Chabod  che era ancora notte e risalimmo, sci ai piedi, il ghiacciaio di Laveciau abbondantemente innevato. Qualche ora dopo ,durante una breve colazione , decisi per una amena visita ad un crepaccio nascosto, rigorosamente sci ai piedi ovviamente. La visita si limitò ai primi due metri e trenta circa di profondità , cioè la la mia altezza con le braccia protese in alto,  grazie alla pronta reazione  di Alfredo ben deciso a proseguire nella gita anziché aspettare che il sottoscritto perlustrasse le profondità del ghiacciaio! Lasciati gli sci non troppo lontano dalla linea della nostra successiva e auspicabile discesa della via normale battemmo faticosamente traccia fino alla terminale. Da li in poi la nostra ascensione proseguì senza particolari intoppi tra pendii in neve, tratti in ghiaccio un po’ spaccoso ,terreno misto e bei muri di gneiss grigio rosso tra il quarto e il quinto grado. Prima del buio, risalita la cresta nord –ovest e salutata la madonnina di vetta cominciammo  la discesa dalla via normale,  indecisi se preferire la neve crostosa ventata nella quale si sprofonda  solamente ogni tre passi e  quando questo succede fatichi ad uscirne , a quella farinosa densa nella quale la gamba ti scompare fino al ginocchio. Molte ore dopo ,recuperati penosamente le nostre amate assi e dopo aver sciato con perfetto stile “punto e virgola“ nel quale ,come tutti sanno, il punto è rappresentato dalla buca lasciata della caduta ancora prima della curva e la virgola  da quella lasciata durante e dopo la stessa, varcammo finalmente la porta del rifugio. Per concludere il racconto aggiungo solamente che pensammo entrambi bene ,anzi male! di concederci un breve riposo prima di ridiscendere a valle per una nuova giornata di lavoro, con il pessimo risultato di ritrovarci dopo poche ore con la muscolatura dolosamente indolenzita e tutt’altro che ben disposta a seguire i rigorosi dettami della tecnica sciistica !....


Questo aneddoto per  ricordarmi  e raccontarvi dei bei momenti vissuti in montagna e per segnalarvi questa interessante possibilità di superare la nord del Gran Paradiso con un itinerario di misto un po’ più vario, rispetto a quello classico. Non ho avuto modo di vedere la parete nelle ultime settimane ma ,una volta assestata la neve dell’ultima fase di forte maltempo, potrebbe anche essere che le condizioni di questa  bella intuizione di Ugo Manera e compagni non siano poi così male.